martedì 13 aprile 2010

Desire



“Quello che volevo come sempre non c’è…”

Lo senti dire ovunque. In un film pieno di retorica; come battuta fatta da qualche amico, con nessun senso dell’umorismo e ancor meno tatto, nel momento sbagliato; da qualche anziano, come monito, a spiegarti che spesso quello che desideri non è quello che ti serve.
“Fa attenzione a ciò che desideri, un giorno potrebbe avverarsi!”
Ci credo poco. Come se i desideri potessero avverarsi per incanto... Ingenuo!
Ogni giorno arranchiamo per conquistare quel centimetro di felicità tanto agognata, sperando di seguire la strada giusta, con un obbiettivo sempre più lontano.
Sempre più arroccati su di uno scosceso crinale che rende impervia la salita, che ci allontana dagli altri, che ci lascia l’illusione di esser gli unici in grado di scalarlo, che ti rimanda indietro sempre un po’, per ogni metro conquistato.

Cinico?! Ovviamente!

Come tutti quelli giunti alla mia età con l’illusione di spaccare il mondo spaccata dalla realtà!

Ero in condizioni anche peggiori quel giorno di sette mesi fa.

Al solito, mi trascinavo per la città in cerca di qualcosa, o semplicemente aspettando l’ora in cui Morfeo mi avrebbe accolto tra le sue braccia e messo fine ad un altro inutile, tedioso giorno.

Senza nemmeno rendermene conto ero fermo a fissare una vetrina in allestimento. Seguivo con lo sguardo i contorni della mia persona, dall’alto verso il basso e poi ancora in alto (- passatempo intelligente - oserei dire) quando la sua figura, esile e aggraziata, si avvicinò alla mia.

Ci volle poco perché la mia attenzione si spostasse su di lei.

Impermeabile chiaro e capelli legati, leggermente inumiditi dalla pioggerellina che da settimane incombeva sulla città.

Niente ombrello, strano per una donna truccata, anche se impercettibilmente, e ben vestita.
No, non potevo vedere com’era vestita, ma il taglio dell’impermeabile mi suggeriva una persona di buon gusto.

Era ferma accanto a me e mi guardava divertita. Quasi avesse letto i miei pensieri mi sorrise e un velo di gelo calò all’improvviso.

“Salve”

Mi salutò melliflua e la sua voce sembrava avvolgermi.
“Salve”
Risposi poco convinto.
“Posso farle una domanda?”
Ecco, ci siamo. Chissà cosa vorrà vendere…“Mi scusi, non vorrei esser scortese, ma non sono interessato a comprare o ad abbonarmi a nulla e l’ultimo libro che ho letto risale ai tempi delle scuole medie”
Ero stato sicuramente scortese, ma lei scoppiò in una risata sonora.
“Perfetto! Un ignorante che non ha soldi ne tanto meno ambisce ad ampliare la sua cultura. Direi che lei è la persona adatta!”
Il suo umorismo non mi era veramente chiaro, ma sorrisi a quella che pensavo fosse una battuta.
“Mi dica, allora!”
I suoi occhi divennero famelici, come quelli di una tigre che punta la preda.
“Dunque, ipotizziamo che in questo momento le venisse data la possibilità di esprimere un desiderio. Un unico desiderio e la certezza che venga esaudito. Qualunque cosa, per quanto impossibile o irraggiungibile sia. Che desiderio esprimerebbe?!”
“Curioso come sondaggio non trova?”
“Se pensa sia così non mi risponda, ma, se decide di farlo, mi permetta di darle un consiglio. Eviti desideri banali come diventare milionario o la pace nel mondo. Sono davvero troppo scontati.
Decida come se dalla natura stessa del desiderio dipendesse la sua realizzazione. Pensi a ciò che vorrebbe davvero!”
Pensarci!? Questa donna, dal gelido sorriso e i capelli bagnati, non poteva nemmeno immaginare di quante volte mi ero chiesto cosa volessi fare della mia vita, che ambizioni avessi, cosa desiderassi davvero!
Ma era solo da un paio di giorni che una risposta si era fatta strada, prepotente, in me.
Anche in quel momento, davanti ad una sporca, vuota vetrina, con la mia grigia immagine riflessa che mi ammoniva, nella testa solo quella frase campeggiava, padrona assoluta.
“Vorrei morire felice!”
Lei non batté ciglio. Mi aspettavo da un momento all’altro che scoppiasse nell’inquietante, fragorosa risata di poco prima, invece nulla.Continuò a fissarmi con gli occhi da predatore, in silenzio, per poi esordire con un…
“E sia! La ringrazio per la sua attenzione. Salve”
E senza nemmeno aspettar la mia riposta mi lasciò da solo, perplesso e un tantino inquieto, sotto la pioggerella invernale.
Lamentarsi della propria vita è decisamente uno sport inutile. Si spreca tempo a lagnarsi di ciò che non va e non si fa nulla affinché vada meglio.
In sette mesi la mia vita non ha subìto grossi cambiamenti, ma ho smesso di trascinarmi per le strade fino a sera, di rotolare fuori dal letto ancora mezzo addormentato e arrivare al lavoro come un automa.
Nemmeno so quando ho smesso di sentirmi vuoto e inutile.
Gradualmente, giorno dopo giorno, qualcosa è cambiato.
Non ho vinto alla lotteria e la pace del mondo non è stata siglata, ma la mia vita ha cominciato a prender i connotati di un dolce prato in discesa.
Il mese scorso, poi, ho conosciuto lei.
Il sole in una mattina di primavera.
Un suo solo sguardo mi rendeva la giornata migliore. In realtà era semrpe stata lì. Lavorava da mesi nell'ufficio accanto al mio.
Migliaia di volte l'avrò incrociata, alla macchinetta del caffè, per i corridoi, chissà quante volte mi ha rivolto la parola senza che nemmeno le rispondessi o la degnassi di uno sguardo.
È stato come aprire gli occhi dopo un lungo letargo.

Vi lascio immaginare la mia felicità quando ha acconsentito ad esser mia!
Sette mesi, un lasso di tempo ne’ troppo lungo, ne’ troppo breve, è accaduto tutto in modo così naturale che nemmeno ci ho fatto caso.
Ma oggi mi torna in mente quella triste, piovosa sera, in cui una sconosciuta mi chiese di esprimere un desiderio.
I miei professori, a scuola, mi rimproveravano sempre per l’uso che facevo delle parole.
Dell’impulsività con cui costruivo le frasi, senza pensare, soppesarne, il significato.

Quanto è sottovalutato l’insegnamento.
Quest’oggi, mi sono svegliato, ho iniziato serenamente la mia giornata che stava volgendo al termine nel modo migliore quando qualcuno mi ha chiesto:
“Sei felice?”
“Si!”
Ho risposto, e la mia voce è salita limpida dal più profondo del mio animo.
“È dunque tempo che saldi il tuo debito!”
E ora mi ritrovo qui a fissare fuori dalla finestra di questa stanza, il mondo che lentamente si avvia verso il tramonto.
Sereno, senza angoscia, con solo la sensazione di esser stato nuovamente imbrogliato dalla vita, e non poter nemmeno riuscire a soffrire per questo.
“Son stato davvero fregato!”
Dirlo con un sorriso felice sulla faccia, poi, è il colmo della beffa.
“Fa attenzione a ciò che desideri, perché un giorno potrebbe avverarsi!”
E ora il mio desiderio si è avverato.Muoio felice, nell’istante esatto in cui mi son sentito felice!Era il mio desiderio e quindi sono l’unico da biasimare se ora si avvera, ma a causa della natura stessa del desiderio, non riesco nemmeno a prendermela con me per la mia leggerezza.
Mi consola solo il poco tempo in cui ho potuto godere di questo stato.

La vita è davvero breve per perdere tempo a lagnarsi di quello che non va’, a desiderare cose troppo lontane da se, ad esser convinti che ciò che può renderci felici, non lo abbiamo ancora raggiunto.
Chiudo gli occhi sereno, burlato da un sadico demone chiamato “destino” con il dubbio che, forse, avrei dovuto desiderare qualcos’altro e la certezza di non aver imparato la lezione.

4 commenti:

Dama Arwen ha detto...

Minikia!
Stica**i!

O.O

Ecco... la prima domanda che nasce spontanea è: come hai fatto ad inventarla?
La tua mente, il tuo cuore, riescono ad esplorare zone oscure del pensiero umano. Con la capacità della sintesi di cose che a me sfuggono palesemente.

All'inizio quel desiderio appare innocente... morire felice.
Ho pensato: "Grande sto tipo! Ha pensato alla cosa giusta da chiedere!"
Ma il demone del destino è stato beffardo perché era FORMULATA nel modo sbagliato.
Avrebbe potuto chiedere, che ne so, "Voglio vivere una vita lunga e felice e morire in serenità".

Prima di arrivare al beffardo epilogo ho pensato che il protagonista senza nome si fosse autoconvinto della sua felicità, che fosse un effetto placebo dovuto all'incontro.

L'unica cosa che, stilisticamente, non mi è piaciuta, è il dialogo di approccio in cui lui le dice che non vuole comprare nulla... perché lei non ha l'aria da venditrice o simili ^^"

TateyaMari ha detto...

<3
Mi piace sempre legegre i tuoi commenti, perchè cogli sempre particolari e sfumature che non son del tutto chiare nemmeno a me.
So che non adori le storie brevi, e proprio per questo sapere che ti catturano lo stesso mi piace ancora di più *.*
Beh si, è particolare questa angoscia che mi segue del "non sempre ciò che desideri poi è la cosa che può renderti felice" anche se qui è estremizzato, si può dire che, a volte, si fatica tanto per ottenere qualcosa ma poi quando la stringi tra le mani, non ti dà quella soddisfazione, quella felicità, che speravi...
Ok sto scivolando nella depressione :P
L'unica cosa che, stilisticamente, non mi è piaciuta, è il dialogo di approccio in cui lui le dice che non vuole comprare nulla... perché lei non ha l'aria da venditrice o simili ^^"

Si direi che volevo a tutti i costi fare dell'ironia anche se forse non era il caso :P
miaoo

TateyaMari ha detto...

Non so perchè ma era finito tra le bozze, ripubblicandolo lo ha fatto con la data di oggi^^''' gomenne !!

Dama Arwen ha detto...

Perché la nuova piattaforma di blogspot ora ripubblica nella data attuale… xké fosse rifinito nelel bozze - invece - avendolo già io commentato due anni fa - è un imstero…

Cmq è una cosa idiota questa… il mex risulta "nuovo" e i commenti son di due anni fa, quasi tre.
Bah…