Lasciò
che la mano scivolasse lentamente lungo l'arco della schiena di lei,
assaporandone il tocco, il tepore di una pelle liscia come seta. La
sentì fremere impercettibilmente. Nonostante non si fosse voltata, lui
poteva immaginare quel suo sorriso furbetto dipingersi sul viso mentre
inclinava il capo di lato, con i capelli che ne seguivano il movimento
frusciando morbidi.
"Fai avvicinare tutti così facilmente?"
Mentre le cingeva con la mano il fianco.
"Se anche non ti avessi sentito avrei riconosciuto il tuo tocco tra mille."
" E se avessi cattive intenzioni?"
" È delle mie di intenzioni che dovresti preoccuparti!"
Era sempre invitante con il suo modo di stuzzicarlo. Amava
la sua lingua tagliente quasi quanto quella pelle d'avorio, ma non sempre
gli piaceva misurarsi contro quel modo di provocare senza decidere, contro quel
frustrante gioco del lasciar agire lasciandosi, però, la possibilità di
scegliere; il non fare mai la prima mossa.
Lo affascinava questo suo modo di
essere che, come una calamita, attira il resto del mondo per poi,
all'occorrenza, respingerlo con forza: il canto di una sirena che
trascina in fondo al mare.
Mantenne quel contatto il più a lungo possibile, poi non ne potè più.
Lei
continuava a dargli la schiena, in attesa; non si sarebbe voltata, e lui lo sapeva. Anche questa volta aveva tessuto abilmente la sua tela e, come previsto, lui era lì.
"Vado via!"
Le disse d'un fiato.
"Lo so!"
Rispose in un filo di voce, la stessa voce che altre volte lo aveva accompagnato in paradiso.
"È tutto quello che hai da dire!"
"..."
"Tutto qui!?"
"... Si!"
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