Bussai forte, non che volessi entrare, ma volevo avere la certezza di non esser giunta fin lì inutilmente.
Silenzio. Il silenzio di attesa prima che qualcuno risponda, sull'uscio come al telefono, è sempre carico di aspettative; ma no, stavolta no.
Non ero lì per vedere qualcuno, non ero lì per entrare, non ero lì per iniziare o finire qualcosa, ero lì perchè era giusto che mi trovassi davanti a quella porta, a bussare e a pagare le conseguenze dell'esser lì.
La strada percorsa fino a quel momento, beh, non è che possa dire fosse stata liscia e senza ostacoli: lotte, rancori, cadute, ma anche sprazzi di sole e vento caldo, ad accarezzare i capelli. E poi chilometri; asfalto e terra, prati e boscaglia, strada e ancora strada da percorrere, di corsa, lentamente, annaspando, persino carponi per giungere qui.
Dall'interno della stanza non arrivava nessun rumore, se qualcuno era dietro la porta a guardare dallo spioncino era stato davvero bravo ad arrivarci senza che ne percepissi i passi. Se c'era qualcuno ad attendere era deciso a non far nulla. Aspettavo lì, ma non succedeva niente.
Chissà cosa rimandava l'immagine distorta attraverso quella piccola apertura; sapeva già di me? Ero attesa? O semplicemente, vittima del sospetto tanto caro all'esser umano, non voleva rischiare!?
Tentai un ultima volta: TOC! - TOC! - TOC!
Tre colpi sordi, forti e netti, scivolarono da parete a parete nello stretto corridoio, come le ombre alla luce dei fari d un automobile.
Davvero non c'era nessuno?! Era stato inutile il mio percorso?!
D'un tratto sentii dei passi, dall'altro lato qualcuno si avvicinava alla porta con fare lento ma deciso.
Deve avere il sonno pesante per non avermi sentito bussare prima pensai. Smettila! mi rimproverai. Dovevo allontanare il sarcasmo e tutto quello che di me ritenevo negativo.
Mi protesi in attesa, carica di aspettative, con il mio bagaglio pronto ad esser depositato, quando i passi si fermarono.
Chiunque fosse dall'altra parte era proprio davanti a me, attraverso il legno della porta potevo quasi percepirlo, poi il dentro divenne fuori e tutto cambiò.
C'era solo quell'uscio, ancora angosciantemente chiuso, ero pronta e l'attesa non mi sembrò più la parte più semplice del viaggio.
Nel silenzio, solo i contorni di quella porta e il respiro dell'altro che si confondeva con il mio erano reali, percettibili e, alla fine:
TOC! - TOC! - TOC!
TOC! - TOC! - TOC!
Tre colpi sordi, forti e netti, dall'altra parte della porta, qualcuno stava bussando!
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