Non
era insolito per lei svegliarsi nel cuore della notte senza una ragione
apparente, rigirarsi nel letto lucida e con in bocca ancora il sapore
del sogno appena lasciato a metà, fissare il soffitto per qualche
interminabile minuto per poi riaddormentarsi e riprendere da dove aveva
lasciato. Qualche volta aveva provato ad alzarsi e fare una capatina al
bagno ma, appena si sedeva sul bordo del letto, con una pantofola
infilata e l'altra no, si sentiva troppo stanca ed ripiombava sotto le
coperte.
Queste
interruzioni notturne del sonno non avevano mai influenzato la sua vita
e aveva deciso che poteva conviverci senza troppa sofferenza.
Quella notte però c'era qualcosa di diverso.
Forse
i suoi vicini avevano deciso di dare il via alle grandi manovre nel
cuore della notte, o forse i suoni che per lei di solito erano "bianchi"
ora la disturbavano, non riusciva a capire ma quella sera
riaddormentarsi sembrava più difficile del solito.
Faceva
freddo, era proprio una di quelle notti in cui dormire al caldo,
sommersa dalle coperte, era il piacere assoluto e non intendeva lasciare
il tepore del nido per tentare una passeggiata. Cambiò posizione più
volte ma nulla da fare, gli occhi e la mente spalancati come in pieno
giorno. Poi accadde qualcosa di insolito - di più insolito diciamo - era
certa che in casa non ci fosse nessuno e non aveva un animale domestico
da anni, eppure si sentiva osservata. Il panico crebbe velocemente man
mano che l'idea di un ladro si faceva strada tra i pensieri. Le ombre
negli angoli della stanza le sembravano minacciose e enormi come il
mostro sotto il letto da bambina, e come allora era indecisa se
accendere la luce o meno. La lampada sul suo comodino avrebbe dissipato
le tenebre e lei, tirando un sospiro di sollievo, avrebbe riso per la
sua codardia. Rimaneva però quella remota - nemmeno tanto poi -
possibilità che la luce rivelasse un intruso, cosa avrebbe fatto in quel
caso? Trovandosi davanti quell'uomo vestito di nero e con in testa un
cappuccio in modo da lasciar scoperti solo gli occhi - perchè si, lei se
li immaginava tutti così i cattivi, in tutina nera, magari attillata, e
il volto coperto stile Diabolik, senza il fascino, ovviamente - che la
fissavano cattivi.
Cosa
avrebbe fatto allora? Nel momento in cui lo avesse colto in flagrante,
come avrebbe potuto difendersi? L'ansia cresceva salendo in spirali
sempre più strette, attanagliata dal panico che ora era divenuto
terrore, tese l'orecchio a cogliere anche il più piccolo rumore: il
cigolio di una porta al piano di sopra, un ubriaco in strada, la
raccolta del vetro, sembrava che il mondo avesse deciso di affaccendarsi
tutto insieme quella notte, a quell'ora tarda. "Maledette pareti di
cartapesta" imprecò tra se, possibile che non potesse aver pochi secondi
di silenzio assoluto?! La vita fuori proseguiva incurante del dramma che
si consumava nella sua stanza eppure quel brulicare in un certo modo la
consolava, le impediva di sentirsi sola.
Inutile
titubare, con il cuore in gola decise. Allungò lentamente il braccio
fuori dal piumone e, tremante, trovò a tentoni l'interruttore, le dita
lungo la superficie di legno si mossero silenziose - come se cambiasse
qualcosa far rumore o meno in quel momento, di lì a breve si sarebbe
comunque esposta - un lungo istante per ripensarci e poi accese la luce.
3 commenti:
Daminaaa non so che ho fatto ma ho eliminato il contenuto del tuo post... volevo solo sistemare il link T^T
lo ripubblico qui se vuoi ripostarlo ^^''
E vabé ma si ferma su più bello!
O sul più brutto!
Mi vedevo te… ma nella tua vecchia camera che dividevi con Ambra… e poi, l'omino tipo Diabolik io l'ho immaginato come questo
RUBBER MAN di American Horror Story…
E dopo i csini con il Blog ti rispondo^^''Si l'immagine è più o meno quella... Si ferma lì perchè è tutto il pre il racconto... l'ansia, la tensione, la paura, il dubbio... Che poi finisca come prefrisce chi legge :P
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